Più chiarezza sulle etichette energetiche, nuove norme sulle classi di efficienza energetica a partire dal 1° marzo 2021
L’etichetta che riporta la classe di efficienza energetica è un documento che informa i consumatori su caratteristiche e consumi di energia degli elettrodomestici di largo consumo disponibili sul mercato.
E’ stata introdotta con la direttiva 92/75/CEE del 22 settembre 1992 e resa obbligatoria per tutti i paesi membri dell’Unione Europea.
L'etichetta energetica è un valido aiuto nel processo di scelta pre acquisto: aiuta a confrontare i prodotti in base alle caratteristiche tecniche e al loro consumo energetico, deve essere presente e ben visibile sugli "elettrodomestici bianchi" in esposizione nei negozi fisici ed online.
Le etichette relative all’efficienza energetica di apparecchiature di uso comune alimentate da energia esistono ormai da vent’anni.
Nel tempo la normativa è evoluta fino ad arrivare al Regolamento 4 luglio 2017, n. 2017/1369/UE che a partire dal 2021, prevede un nuovo formato per le etichette al fine di consentire ai consumatori di scegliere più facilmente prodotti a basso consumo riducendo così i costi energetici per famiglie ed imprese.
Vediamo insieme a cosa servono ed i vantaggi che hanno portato e porteranno.
Nell’etichetta energetica è presente una scala composta da sette segmenti di differenti colori: verde (miglior efficienza in assoluto), giallo (media efficienza), rosso (minor efficienza).
La classe di un determinato elettrodomestico è indicata su questa scala con una lettera che può andare da A+++ (miglior efficienza) fino a G (minor efficienza).
L’obiettivo dell’UE è sempre stato quello di aiutare il consumatore finale a riconoscere gli elettrodomestici a basso consumo energetico, al fine di ridurre il fabbisogno energetico a favore del risparmio in bolletta.
Oggi possiamo affermare che l’etichetta è entrata con successo nelle abitudini dei cittadini europei: secondo la Commissione nell’85% dei casi i consumatori la riconoscono e se ne servono nelle decisioni d’acquisto.
Ha dato inoltre una spinta allo sviluppo innovativo dell'industria e alla concorrenza, favorendo l'immissione sul mercato di nuovi prodotti in classi energetiche via via superiori fino ad arrivare alle più alte di classe A e di fatto facendo scomparire i prodotti con classi più basse.
Al fine di rendere l’etichetta più chiara e non lasciare spazio a dubbi o incertezze sulle differenze delle classi energetiche più efficienti (A + + +, A + +, A +) l'Ue ha stabilito che le etichette energetiche in futuro conterranno solo una scala di sette livelli, dalla A alla G.
Laddove la lettera A indica la classe energetica più efficiente (consumi bassi), la lettera G la meno efficiente (consumi più alti) con una sostituzione delle etichette esistenti per tornare alla scala originaria da A a G.
Ogni volta che il 30% dei prodotti venduti sul mercato Ue rientrerà nella classe A, o quando il 50% dei prodotti rientrerà nelle prime due classi di efficienza energetica A e B, la scala sarà aggiornata
Al fine di favorire trasparenza e confronto dei prodotti, è stata creata una banca dati digitale europea dove per la prima volta verranno registrati tutti i nuovi prodotti immessi sul mercato e il relativo profilo energetico.
La banca dati EPREL (European Product Registration Database for Energy Labelling) diventerà un supporto importante per le autorità nazionali nel corso delle loro attività di vigilanza del mercato e un portale online disponibile al pubblico.
Le etichette saranno digitali e, grazie ad un codice QR, i consumatori potranno ottenere informazioni sui prodotti con il semplice utilizzo di un normale smartphone.
In base alla tipologia di prodotto le etichette energetiche forniranno informazioni riguardanti non solo il consumo elettrico ma anche altre risorse utilizzate ed ulteriori caratteristiche del dispositivo: come ad esempio consumo d'acqua per ciclo di lavaggio, capacità di stoccaggio, rumore emesso dall’ elettrodomestico, etc.
Infine contribuiranno ad identificare i prodotti presenti sul mercato e non del tutto conformi ai regolamenti di etichettatura energetica i quali sono stimati nel 10-25% del totale e causano una perdita del 10% del risparmio energetico potenziale.
La Commissione Europea stima che il risparmio di energia derivante dall’adozione delle nuove etichette sarà di circa 38 TWh/anno entro il 2030, un risparmio equivalente al consumo annuale di energia elettrica dell'Ungheria.
Lo scorso giugno la Commissione ha fatto il punto sull’attuazione della direttiva sulla progettazione ecocompatibile (Ecodesign) 2009/125/CE, che segue le linee dell’economia circolare.
Nell’economia circolare le attività produttive sono pianificate per riutilizzare il più possibile i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi.
Se applichiamo questo concetto alla progettazione ecocompatibile si tratta di includere nei criteri di progettazione oltre la sola efficienza energetica (ago della bilancia nella scelta di un elettrodomestico da parte del consumatore finale) anche le caratteristiche del prodotto che incidono sulla sostenibilità ambientale in un senso più ampio (riparabilità, smantellamento, composizione dei materiali, etc.).
Ecodesign ed economia circolare sono gli elementi centrali di un modello economico sostenibile. Una progettazione basata sull’impiego efficiente di risorse e materiali permette infatti di ridurre l’impatto ambientale legato alla produzione e di contribuire alla riduzione della quantità di rifiuti, intervenendo sulla durata, sulla possibilità di riparazione e sul riciclo dei prodotti stessi.
Una buona progettazione, per essere davvero tale, mette quindi al centro i principi dell’economia circolare.
Che cos'é quindi l’Ecodesign?
E’ la progettazione applicata a tutte le fasi di vita del prodotto al fine di ridurre l’impatto ambientale: dall’approvvigionamento ed utilizzo delle materie prime alla loro lavorazione nel processo produttivo, dalla distribuzione alla dismissione, tutti gli stadi del ciclo di vita devono rispettare la direttiva UE.
Il Parlamento Europeo ha imposto degli standard minimi in termini di robustezza, riparabilità, riutilizzo, riciclo del prodotto e misure per contrastare l’obsolescenza programmata.
Questo al fine di andare oltre l’efficienza energetica e valutare altri aspetti del prodotto che possono avere un importante impatto ambientale, come la vita utile di un prodotto, la facilità di riparazione e il riciclo.
Il tutto verso un’economia circolare dove i materiali ed i prodotti possono essere riutilizzati, riparati per durare il più a lungo possibile e in ultima istanza riciclati.
Queste direttive dell’Unione Europea si inseriscono nel percorso intrapreso con il “Clean Energy for all europeans” (leggi il nostro articolo dedicato) e contribuiscono a favorire la transizione verso un modello di sviluppo che consenta di mantenere sotto controllo il cambiamento climatico ed al contempo garantisca a tutti gli europei un mercato sostenibile.
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