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ENERGIE POSITIVE

La crescita del PIL e l’aumento delle emissioni: il falso mito

25 Febbraio 2020
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Verrà sfatato il mito secondo cui la crescita del PIL causa l’aumento delle emissioni di CO2?

L’ultimo rapporto pubblicato da Standard & Poor’s sul disaccoppiamento di PIL (Prodotto Interno Lordo) e inquinamento è riassunto in questa citazione (tradotta dall’inglese):

Un basso Pil può causare minori emissioni, ma minori emissioni non causano una crescita inferiore.

Secondo S&P, agenzia internazionale di ricerca e analisi finanziarie, infatti la crescita economica può comunque favorire il contenimento delle emissioni inquinanti nell’atmosfera, se promossa con gli strumenti giusti e se valutata con le corrette logiche.

Il report creato da Standard & Poor’s

Il report  pubblicato qualche giorno fa dall’agenzia S&P analizza le proposte del Green Deal europeo e mette in evidenza come le prestazioni economiche dell’UE non siano state particolarmente indebolite dalla riduzione delle emissioni.
L’economia dell’Unione, infatti, presenta una potenzialità di crescita basata su scelte verdi che può essere rilevata anche a breve termine.

S&P nel suo report sottolinea infatti quanto non siano completamente corretti i modelli di valutazione economica che sottostimano l’impatto negativo dei cambiamenti climatici, in quanto tengono conto solo dell’aumento di temperatura e non delle altre variabili come precipitazioni, biodiversità o potenziali tipping point (punti di non ritorno). 

Inoltre, l’agenzia ritiene che i calcoli sui costi necessari per passare ad un'economia più sostenibile siano sovrastimati. Come mai?
I modelli di studio non contemplano le economie di scala che si stanno realizzando e che stanno abbassano il costo delle soluzioni rinnovabili e a basse emissioni.

Quali sono i consigli di S&P ?

Secondo il rapporto, non c’è alcun motivo di correlare la crescita del PIL con le emissioni inquinanti, ma al contrario c’è la possibilità di potenziare l’economia adottando soluzioni sostenibili e non inquinanti.
L' Agenzia introduce inoltre alcune interessanti considerazioni sulle azioni previste nel Green New Deal per il prossimo decennio. 

Suggerisce in prima istanza di introdurre una tariffazione delle emissioni inquinanti che spinga i Paesi ad abbandonare le fonti fossili.
Questa manovra sarebbe di grande efficacia in quanto servirebbe anche a dare il giusto peso all’inquinamento e l’importanza del contenimento delle emissioni.
Gli strumenti economici e legislativi da impiegare per ottenere una regolamentazione del mercato del carbonio però sono diversi, non immediatamente applicabili, la rendono di difficile applicazione in questo momento. 

Un'altra iniziativa del Green New Deal, presa in esame, è l’impegno a destinare 1000 miliardi di euro in investimenti verdi per favorire la transizione nel prossimo decennio.
Una proposta considerata lodevole ma non sufficiente a passare definitivamente ad un’economia sostenibile.
La Commissione Europea stessa stima la necessità di 260 miliardi l’anno in più per il raggiungimento degli obiettivi per il clima al 2030.

Sempre in materia di finanziamento, secondo S&P, sarebbe utile creare delle disposizioni valide per tutta l’Europa che definiscano quando e quanto un investimento è considerato sostenibile dal punto di vista ambientale, climatico e sociale.

In ultima istanza, si propone di fare una revisione delle regole fiscali per escludere gli investimenti verdi dal limite del disavanzo del bilancio del 3% del Pil: sarebbe il giusto mezzo per valutare quanto realmente l’economia incida sull’inquinamento.

Green New Deal, sono abbastanza ambiziosi gli obiettivi? 

Gli obiettivi che l’UE nel Green New Deal si prefigge per un’economia florida e sostenibile sono, secondo S&P, ancora esigui.

Bisognerà adattare gli sforzi a quello che consideriamo il vero obiettivo, la neutralità climatica.
L’idea che il miglioramento e la stabilizzazione dell’economia possa portare ad un aumento delle emissioni è semplicemente un falso mito che frena dall’ambizione di un’economia competitiva e meno impattante. 

Sarà necessario, secondo S&P, abbandonare le vecchie credenze e ristabilire l’asticella degli obiettivi UE ad un livello più alto.

 

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