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Comunità Energetiche in Italia: cosa c'è e cosa manca per farle funzionare?

22 Novembre 2021
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Cresce in Italia il numero delle Comunità Energetiche e in questi mesi stiamo ad assistendo alla nascita di un fenomeno economico e sociale che con il tempo assumerà sempre maggiore rilevanza. 

Sorge spontaneo chiedersi, a questo punto, se ci siano degli elementi ricorrenti che definiscano il fenomeno per poterlo inquadrare e analizzare al meglio.

La prima domanda da porsi riguarda il come nascono le Comunità Energetiche e da quali spinte sono generate.

A primo avviso, viene subito da pensare che le Comunità Energetiche nascano intorno ad una opportunità economica, quella cioè di ricevere un incentivo per la produzione e il consumo dell'energia condivisa.

Ma se si prova ad analizzare ciò che sta accadendo anche dal punto di vista sociologico, è già possibile riscontrare una seconda costante: le Comunità Energetiche al momento nascono sulla spinta di particolari gruppi e comunità sociali già esistenti.

Una volta identificata la spinta sociale che le genera, diventa interessante scoprire quali fattori accomunano le Comunità Energetiche nascenti e quali sono le necessità che si stanno presentando affinchè possano funzionare bene in futuro.

Cerchiamo quindi di inquadrare lo scenario attuale a partire dalle notizie sui progetti pilota annunciati negli ultimi mesi e proviamo a riscontrare fattori comuni e future necessità. 

Comunità Energetiche in Italia: dove e come nascono?

Partiamo da un avvenimento curioso di qualche giorno fa: la CEI, la Conferenza Episcopale Italiana, ha invitato tutte le parrocchie cattoliche a diventare Comunità Energetiche, in quanto modello virtuoso della transizione energetica e più vicino ad un'idea sostenibile di Chiesa. Le Comunità Energetiche sono state definite dalla CEI come “uno strumento di creazione di reddito che può sostenere fedeli, parrocchie, case famiglia, comunità famiglia e comunità locali”. Il discorso non fa una piega, soprattutto considerato che la Chiesa è esperta in materia (non di energia ma di comunità, visto che ha fondato la sua istituzione proprio su questo concetto oltre 2000 anni fa).

Ma la Chiesta cattolica non è l'unica istituzione ad aver abbracciato questo processo di cambiamento. Sono tanti i piccoli comuni in cui l'intera comunità di cittadini è stata chiamata dall'Amministrazione locale a partecipare alle nascenti Comunità Energetiche e in alcune città (qui l'articolo che racconta la storia della prima Comunità Energetica di Cagliari) le stesse sorgeranno intorno agli edifici di proprietà comunale nei luoghi in cui già si condividono gli spazi dell'edilizia popolare e si fa "vita di quartiere".

Sempre in Sardegna, ad Arborea, è stato avviato uno studio per fondare la prima Comunità Energetica Agricola, in cui saranno gli agricoltori ad associarsi per autoconsumare insieme l'energia e soprattutto per produrla ottenendo un'altra fonte di reddito oltre quella proveniente dai terreni coltivati.

Passando da un'isola all'altra, Ventotene sarà la prima isola del Mediterraneo a diventare un'unica Comunità Energetica, grazie ad un progetto della Regione e dell'Università La Sapienza, i cui protagonisti saranno gli operatori turistici e commerciali del territorio, accompagnati in un percorso di consapevolezza per diventare gli attori di un cambiamento in atto anzichè subire le scelte dall'alto.

Ad Imola, invece, sta per nascere una comunità energetica in campo industriale, con tre imprese medio-piccole del settore meccanico e situate nella stessa zona che si uniranno formalmente per produrre e scambiare energia. 

In quasi tutte le Regioni d'Italia si moltiplicano i tavoli istituzionali e gli incontri di formazione sul tema volti ad identificare modelli, processi e best practices ma al momento sono aperti solo agli addetti ai lavori, anche perchè, come abbiamo scritto più volte, l'Italia è ancora in attesa del decreto attuativo che stabilirà tutte le regole. Comprese quelle per chi ha già un impianto fotovoltaico e vorrà entrare a far parte di una Comunità Energetica. 

Le Comunità Energetiche come processo di cambiamento: fattori comuni e future necessità

Analizzando un po' più a fondo le diverse case history di cui sopra è possibile inquadrare il fenomeno delle Comunità Energetiche secondo questi punti fermi:

1. La formazione delle Comunità Energetiche parte dal basso, intendendo come "basso" il fatto che non sia una scelta imposta e calata dall'alto dallo Stato o dalle multinazionali dell'energia, ma come un'opportunità a cui possono scegliere di aderire le persone e i gruppi sociali in maniera autonoma e indipendente.

2. All'interno dei gruppi sociali è già presente un buon livello di consapevolezza sulle diverse opportunità per gli aderenti alle Comunità Energetiche e tale consapevolezza prevede anche la necessità di accompagnare le persone in questo processo di cambiamento.

3. Il fotovoltaico diventa finalmente un beneficio per tutti: non è più conveniente solo per il singolo proprietario che un giorno ha deciso di installare l'impianto sul suo tetto per risparmiare, ma diventa conveniente per tutta la Comunità, i cui singoli componenti possono produrre o consumare l'energia pulita condivisa. Il fotovoltaico diventa quindi beneficio distribuito: per la prima volta nella storia delle Rinnovabili questo processo viene quantificato e per la prima volta l'incentivo viene ridistribuito tra tutti (chi produce e chi consuma energia).

Sorge spontanea a questo punto un ultima domanda: tutto quanto descritto sopra è davvero lodevole e positivo, ma quanta esperienza hanno in materia di Energie Rinnovabili e relativi incentivi i gruppi e le comunità sociali che stanno formando le prime Comunità Energetiche?

Ecco trovata la necessità: un quarto punto che renda completamente virtuoso questo elenco e soddisfi il bisogno di competenza e trasperanza sul tema. 

4. La presenza di una tecnologia di supporto, realizzata da chi ha competenze ed esperienze sul tema del fotovoltaico e degli incentivi, per garantire a tutti i componenti delle Comunità (pubblici e privati) di poter gestire la Comunità stessa in modo efficace e trasparente, sia dal punto di vista tecnico che da quello economico. 

Solo in questo modo le Comunità Energetiche potranno essere davvero democratiche e virtuose e i cittadini, una volta informati e con gli strumenti giusti a disposizione, diventeranno i veri attori di questo cambiamento. 

 

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